L'Abbazia di Santa Maria di Altofonte nacque per volontà di Federico II D'Aragona

GIUBILEO DIOCESANO DELLE CONFRATERNITE – VIII cammino diocesano

In un incontro con le Confraternite tenuto nel 2007, Papa Benedetto XVI ha affermato: «Le Confraternite non sono semplici società di mutuo soccorso oppure associazioni filantropiche, ma un insieme di fratelli che, volendo vivere il Vangelo nella consapevolezza di essere parte viva della Chiesa, si propongono di mettere in pratica il comandamento dell’amore, che spinge ad aprire il cuore agli altri, particolarmente a chi si trova in difficoltà». In tal senso, le Confraternite sono chiamate ad incarnare i cinque criteri di ecclesialità, che San Giovanni Paolo II riteneva indispensabili, affinché un’aggregazione di persone possa definirsi cristiana: l’ecclesialità con la chiamata di ogni cristiano alla santità; la cattolicità espressa nella professione di tutta la fede; la comunione col Vescovo e con tutte le altre realtà ecclesiali; la missione e partecipazione al fine apostolico della Chiesa; l’impegno ad essere presenti come “sale” e “lievito” nella realtà umana (Cfr. Papa Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 30).

Per coniugare il momento cultuale con gli impegni della vita cristiana, le Confraternite devono superare la frattura fra la devozione, che potrebbe ridursi a spettacolo, e la testimonianza di fede all’interno della comunità ecclesiale e nella vita quotidiana. Per questo, è necessario evidenziare il nesso fra la liturgia e le manifestazioni della pietà popolare; con esse, infatti, le opere di misericordia corporale e spirituale rivelano tutta la loro forza evangelizzatrice.

Nel solco del magistero pontificio, l’urgenza dell’evangelizzazione esige oggi che anche le Confraternite partecipino più intensamente e più direttamente all’opera che la Chiesa compie per portare la luce, la redenzione, la grazia di Cristo agli uomini del nostro tempo: «Nella pietà popolare, poiché è frutto del Vangelo inculturato, è sottesa una forza attivamente evangelizzatrice che non possiamo sottovalutare: sarebbe come disconoscere l’opera dello Spirito Santo. Piuttosto, siamo chiamati ad incoraggiarla e a rafforzarla per approfondire il processo di inculturazione che è una realtà mai terminata. Le espressioni della pietà popolare hanno molto da insegnarci e, per chi è in grado di leggerle, sono un luogo teologico a cui dobbiamo prestare attenzione, particolarmente nel momento in cui pensiamo alla nuova evangelizzazione» (Papa Francesco, Evangelii gaudium, 126).

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