BRUNO Gisella
Sacramento della Conciliazione;
Sacramento della Confermazione;
“Chi ha scoperto Cristo deve portare altri verso di Lui”. Diceva Papa Benedetto XVI. Il concetto è che una grande gioia non si può tenere per sé; bisogna trasmetterla. Ecco il compito di ogni catechista: annunciare ai più piccoli della comunità il Cristo morto e risorto, quello stesso Cristo presente nel pane Eucaristico di ogni luogo della terra. Un vero annuncio parte sempre, non dall’uomo ma dall’amore di Dio che si rivela e si comunica all’uomo che accogliendolo è chiamato ad annunciare Cristo agli altri. Partendo sempre da questa sequenza: annunziare – ascoltare – credere – sperare – amare, come ci insegna San Agostino, c’è l’annuncio della salvezza, attraverso l’annuncio della salvezza si ascolta, attraverso l’ascolto si crede, attraverso la fede si arriva alla speranza e infine l’amore risulterà in tutta la sua chiarezza.
La parola ”catechesi” (dal greco ”kata” e il verbo “eco”) indica un far riecheggiare una voce che non è sua, è l’Amore di Dio, un amore a priori, un dono senza condizioni, gratuito, che ci spinge a restare fedeli al mandato ricevuto, perché anche altri possano far riecheggiare questo amore smisurato.
Essere cristiani significa imparare ad incontrare Dio come dono gratuito da accogliere con stupore e con gioia. Il catechista è un credente chiamato ad annunciare il Vangelo, nella Chiesa, al servizio dell’uomo, come maestro, ma anche come educatore e testimone che sa dare “ragione della propria speranza” (1Pt 3,15).
Il catechista è un cristiano che riecheggia e ripropone ai suoi fratelli la parola di Dio che medita approfondisce e si sforza di vivere, attenendosi all’interpretazione del Magistero della Chiesa.
Nella lezione di catechismo il catechista esprime “professionalmente” le sue doti di cristiano, perché la “professione” di cristiano è il suo forte, e per questo si prepara adeguatamente.
Per essere coerente il catechista deve:
1. Conoscere bene e far conoscere la figura di Gesù, familiarizzare con lui, sentirlo amico;
2. Sentirsi alla sua “sequela”, come suo discepolo più vicino e prediletto;
3. Rendersi disponibile al suo servizio umilmente e generosamente senza troppi calcoli (conviene, non conviene, a cosa mi serve?!?). per servire gli altri anche se costa tempo, incomprensioni, insuccessi, rinunce ad imitazione di Gesù il Divino Catechista, che ci ha preceduti in tutto.
Il catechista è un apostolo coerente e attivo che svolge la sua missione con zelo e competenza.
Il modo in cui si diventa catechisti è vario, ma in tutti c’è:
· Il SI di Dio che ti ha cercato e raggiunto con amore;
· Il tuo SI a Dio mediante la fede che un giorno ti ha portato a dire: ”Oh Dio tu sei il mio Dio”;
· Il SI della Chiesa che ti prepara per affidarti una missione.
I catechisti e gli aiutanti catechisti devono amare il loro servizio svolgendo con senso di responsabilità e dedizione i compiti che vengono loro affidati. I catechisti rappresentano i veri “pescatori di uomini” del nostro tempo. Essi hanno la consapevolezza che a partire dal loro inserimento nel gruppo, sono portavoce della comunità ecclesiale, profeti, educatori e testimoni. Sorge spontanea una domanda:“Come comunicare la fede in Cristo ai nostri fratelli più piccoli?”. Con il metodo mistagogico sicuramente, perché esso crea un legame coerente tra fede detta, celebrata e testimoniata. Centro delle nostre catechesi saranno i fanciulli e i ragazzi con le loro esperienze e la loro vita. Il catechista li ascolterà, rispetterà il loro mondo interiore e li aiuterà a percorrere il singolare cammino di ciascuno verso l’incontro con il Signore.